L'unica visualizzazione che potrei fare alle 6 di mattino è quella di rimettermi a dormire. Al più, di arrivare viva a fine giornata. Fortunatamente, quest'ultima si è sempre avverata! 🤣
L'ho buttata sull'ironia ma comprendo bene la sensazione di soffocamento.
Ho fatto la conoscenza della crescita personale una quindicina d'anni fa, quando cercavo di portare a termine un corso di laurea che mi piaceva poco. Quel mondo che inizialmente mi aveva conquistato per la sua promessa di «Se vuoi, puoi», si è piano piano, rivelato tossico come le abitudini che cercava di combattere.
Di per sé non sono sbagliati i concetti o i ragionamenti, ma finiscono sempre con il diventare troppo semplicistici e le semplificazioni quasi sempre mi infastidiscono.
Credo che la chiave stia nel trovare un equilibrio. Equilibrio fra riposo e focus. Tra progetti e vita sociale. Tra quello che siamo, quello che vorremmo essere e quello che potremmo essere al netto delle nostre possibilità (anche economiche).
In questo mio primo gennaio da mamma, in quella che ormai definisco una vita in lavatrice, ho letto qui su sub che forse l'essenza vera di gennaio è, invece di fare liste degli obiettivi iper performanti, di fare come la natura, abbracciare la quiete come sotto la neve e prepararsi piano piano alla primavera.
Molto vero, un po’ come ci insegna il mitico Simon & the stars col suo giro dell’anno. Tutto funziona in base alle stagioni, e osservato con gli occhi della natura, tutto ha un senso.
Gennaio, il seme sotto terra che si protegge e prende forza per la sua prossima esplosione. Meraviglia, no?
Credo che il motivo per cui finiamo per confrontarci col cellulare, invece che con le amiche, sia la sensazione “falsata” dell’assenza del giudizio (anche se poi in ultima analisi è esattamente il contrario, perché le più giudicanti nei confronti di noi stesse, siamo noi e senza dialogo, ma solo dei modelli falsati, è solo la nostra voce che sentiamo).
Viviamo la sindrome dei sudditi del Granduca, che non volevano essere i primi ad ammettere di vederlo nudo, per non essere considerati degli sciocchi. Ah, io non sono mamma. Ma quest’ansia da prestazione la sento lo stesso.
Come mi rivedo nelle tue parole e come mi risuonano quelle di mio marito che mi ripete spesso di smettere di confrontare la nostra vita con quella di qualcun altro lá fuori online. E ha ragione, e beato lui che riesce a vivere bene anche guardando solo pochi stupidi meme che gli mandano gli amici.
Rifletto molto e spesso su questa cosa e io credo che il problema di base sia la solitudine in cui oggi siamo più o meno tutte, noi mamme. Siamo sole, abbiamo poco “villaggio” attorno, e così dai, vediamo cosa c’è nel mondo, ma attraverso uno schermo, che sono a casa con i bimbi e non riesco ad uscire oggi. E ovviamente quando approdiamo su Instagram in particolare, questo meraviglioso algoritmo che, a quanto pare per alcune cose non funziona proprio ma per altre funziona benissimo, ci bombarda di contenuti che ci fanno sentire ancora più sole e inadeguate. E parte tutto il meccanismo che dici tu.
Anche perché una volta era il “villaggio” a consigliarci, oggi il villaggio non c’è più, abita lontano, lavora ancora. E poi probabilmente ha applicato a suo tempo metodi che secondo le linee guida, i consulenti odierni, gli studi attuali, sono completamente sbagliati. E quindi anche se il villaggio c’è, meglio vedere online cosa dice l’osteopata, l’educatrice, il pediatra da mille mila follower. E via di nuovo in questo trip.
Mi spiace se questo commento è diventato una newsletter di risposta alla tua newsletter, ma sento forte questo argomento e purtroppo non ho soluzioni. O meglio, la soluzione sarebbe vivere con meno confronto social e più confronto sociale, facendo un po’ più quello che ci pare e il nostro istinto comanda, e cliccare unfollow sulla maggior parte dei profili che ci provocano in fin dei conti disagio. Ma è così semplice?
Grazie per le tue parole (che sto leggendo dal mio cellulare mentre sono abbracciata a mio figlio che ancora dorme nel lettone accanto a me 🙈)
Cara Lisa, GRAZIE! Ogni volta che qualcun altro risponde in modo così accorato e così vivace, mi sento meno sola, in quella sofferenza da confronto che ho patito tanto, sopratutto durante il covid, quando anche per lavoro dovevo stare di continuo sui social, quando i miei bambini erano molto piccoli e la mia vita faceva sinceramente schifo mentre le instamamme si godevano i pargoli mentre impastavano pane e facevano lavoretti. Ho dovuto archiviare quel lavoro per poter fare unfollow a tutta quella felicità e perfezione che mi faceva sentire molto peggio. (E mio marito tale e quale al tuo, beati loro veramente, che ridono contenti guardando solo trash…)
Mi trattengo dallo scrivere di più di questi temi, perché penso che sembrerei una rosicona, una negativa, e invece io lo so, che in questo sentirmi sbagliata, non sono sola. E che alla fine, non sono nemmeno poi tanto sbagliata.
Vero. E purtroppo quella voce interiore non è mai una voce accogliente e benevola, ma è sempre e solo pronta a darci il colpo di grazia ogni volta che barcolliamo. Cosa che non farebbero le amiche, quelle vere, che io ho la enorme fortuna di avere e alle quali ricorro quando sono sull’orlo del precipizio. ❤️
Ma chi invece non ha questa fortuna, come si difende da questa continua necessità di essere al massimo su tutti i fronti?
Tu non sei mamma, e da un certo punto di vista, anche peggio, perché ok, non sei stata asfaltata da quella valanga che si chiama maternità, ma noi mamme almeno quella casella l’abbiamo spuntata, voi siete ancora vittime della pressione sociale del QUANDO li fai, questi figli? Come se fosse anche quello un dovere, un obbligo.
L'unica visualizzazione che potrei fare alle 6 di mattino è quella di rimettermi a dormire. Al più, di arrivare viva a fine giornata. Fortunatamente, quest'ultima si è sempre avverata! 🤣
L'ho buttata sull'ironia ma comprendo bene la sensazione di soffocamento.
Ho fatto la conoscenza della crescita personale una quindicina d'anni fa, quando cercavo di portare a termine un corso di laurea che mi piaceva poco. Quel mondo che inizialmente mi aveva conquistato per la sua promessa di «Se vuoi, puoi», si è piano piano, rivelato tossico come le abitudini che cercava di combattere.
Di per sé non sono sbagliati i concetti o i ragionamenti, ma finiscono sempre con il diventare troppo semplicistici e le semplificazioni quasi sempre mi infastidiscono.
Credo che la chiave stia nel trovare un equilibrio. Equilibrio fra riposo e focus. Tra progetti e vita sociale. Tra quello che siamo, quello che vorremmo essere e quello che potremmo essere al netto delle nostre possibilità (anche economiche).
Difficile? Molto, molto di più.
🤸🏻♀️🧘🏻♀️
In questo mio primo gennaio da mamma, in quella che ormai definisco una vita in lavatrice, ho letto qui su sub che forse l'essenza vera di gennaio è, invece di fare liste degli obiettivi iper performanti, di fare come la natura, abbracciare la quiete come sotto la neve e prepararsi piano piano alla primavera.
Mi ha tremendamente colpito...
Molto vero, un po’ come ci insegna il mitico Simon & the stars col suo giro dell’anno. Tutto funziona in base alle stagioni, e osservato con gli occhi della natura, tutto ha un senso.
Gennaio, il seme sotto terra che si protegge e prende forza per la sua prossima esplosione. Meraviglia, no?
Cuoricini Cuoricini 💕💕💕
Riguardo la continua ricerca di cose nuove con cui riempire la vita, ho visto ieri questo bel video: https://www.youtube.com/watch?v=OhDJR7XdHYE
Parla del "Go Deeper, not wider" per un intero anno, approfondendo e non continuando ad inseguire la dopamina del nuovo.
Grazie Alessandro, lo aggiungo alla mia lista WATCH LATER! 😅🌟
Credo che il motivo per cui finiamo per confrontarci col cellulare, invece che con le amiche, sia la sensazione “falsata” dell’assenza del giudizio (anche se poi in ultima analisi è esattamente il contrario, perché le più giudicanti nei confronti di noi stesse, siamo noi e senza dialogo, ma solo dei modelli falsati, è solo la nostra voce che sentiamo).
Viviamo la sindrome dei sudditi del Granduca, che non volevano essere i primi ad ammettere di vederlo nudo, per non essere considerati degli sciocchi. Ah, io non sono mamma. Ma quest’ansia da prestazione la sento lo stesso.
Come mi rivedo nelle tue parole e come mi risuonano quelle di mio marito che mi ripete spesso di smettere di confrontare la nostra vita con quella di qualcun altro lá fuori online. E ha ragione, e beato lui che riesce a vivere bene anche guardando solo pochi stupidi meme che gli mandano gli amici.
Rifletto molto e spesso su questa cosa e io credo che il problema di base sia la solitudine in cui oggi siamo più o meno tutte, noi mamme. Siamo sole, abbiamo poco “villaggio” attorno, e così dai, vediamo cosa c’è nel mondo, ma attraverso uno schermo, che sono a casa con i bimbi e non riesco ad uscire oggi. E ovviamente quando approdiamo su Instagram in particolare, questo meraviglioso algoritmo che, a quanto pare per alcune cose non funziona proprio ma per altre funziona benissimo, ci bombarda di contenuti che ci fanno sentire ancora più sole e inadeguate. E parte tutto il meccanismo che dici tu.
Anche perché una volta era il “villaggio” a consigliarci, oggi il villaggio non c’è più, abita lontano, lavora ancora. E poi probabilmente ha applicato a suo tempo metodi che secondo le linee guida, i consulenti odierni, gli studi attuali, sono completamente sbagliati. E quindi anche se il villaggio c’è, meglio vedere online cosa dice l’osteopata, l’educatrice, il pediatra da mille mila follower. E via di nuovo in questo trip.
Mi spiace se questo commento è diventato una newsletter di risposta alla tua newsletter, ma sento forte questo argomento e purtroppo non ho soluzioni. O meglio, la soluzione sarebbe vivere con meno confronto social e più confronto sociale, facendo un po’ più quello che ci pare e il nostro istinto comanda, e cliccare unfollow sulla maggior parte dei profili che ci provocano in fin dei conti disagio. Ma è così semplice?
Grazie per le tue parole (che sto leggendo dal mio cellulare mentre sono abbracciata a mio figlio che ancora dorme nel lettone accanto a me 🙈)
Cara Lisa, GRAZIE! Ogni volta che qualcun altro risponde in modo così accorato e così vivace, mi sento meno sola, in quella sofferenza da confronto che ho patito tanto, sopratutto durante il covid, quando anche per lavoro dovevo stare di continuo sui social, quando i miei bambini erano molto piccoli e la mia vita faceva sinceramente schifo mentre le instamamme si godevano i pargoli mentre impastavano pane e facevano lavoretti. Ho dovuto archiviare quel lavoro per poter fare unfollow a tutta quella felicità e perfezione che mi faceva sentire molto peggio. (E mio marito tale e quale al tuo, beati loro veramente, che ridono contenti guardando solo trash…)
Mi trattengo dallo scrivere di più di questi temi, perché penso che sembrerei una rosicona, una negativa, e invece io lo so, che in questo sentirmi sbagliata, non sono sola. E che alla fine, non sono nemmeno poi tanto sbagliata.
Ti abbraccio ❤️
Ricambio l’abbraccio, non sei sola, abbiamo probabilmente molte più cose in comune di quelle che pensiamo…. Tipo i mariti 😜
🙄😂🙌🏻
Vero. E purtroppo quella voce interiore non è mai una voce accogliente e benevola, ma è sempre e solo pronta a darci il colpo di grazia ogni volta che barcolliamo. Cosa che non farebbero le amiche, quelle vere, che io ho la enorme fortuna di avere e alle quali ricorro quando sono sull’orlo del precipizio. ❤️
Ma chi invece non ha questa fortuna, come si difende da questa continua necessità di essere al massimo su tutti i fronti?
Tu non sei mamma, e da un certo punto di vista, anche peggio, perché ok, non sei stata asfaltata da quella valanga che si chiama maternità, ma noi mamme almeno quella casella l’abbiamo spuntata, voi siete ancora vittime della pressione sociale del QUANDO li fai, questi figli? Come se fosse anche quello un dovere, un obbligo.
AO, MA DATECI TREGUA!!! 😅😅
❤️
❤️