Questa è una Newsletter per mamme (e non) che cercano di sopravvivere ai sensi di colpa, o di sopravvivere e basta, se ti va di ricevere una mail ogni tanto e di far parte di questa nostra piccola community, iscriviti qui. Grazie!
Mi dicono che sono impulsiva, che parto in quarta, che mi lancio a capofitto nelle cose senza pensare alle conseguenze. Spesso è vero, sopratutto quando si tratta di prendere le decisioni sbagliate o seguire l’istinto ubriaco che mi ritrovo.
Quando si tratta di scrittura invece, è tutto il contrario. Ci penso, e ci ripenso, scrivo e poi cancello, e poi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo. Spesso senza arrivare a concludere nulla, perché nulla è abbastanza buono, perché non è sufficientemente intelligente, brillante, divertente, o commovente da essere pubblicato.
E così in questi giorni festeggio i non 15 anni del blog che avevo costruito e che non ho mai mandato on line, ma per mettere un cerotto su quella che ormai è una cicatrice, almeno posso dire che festeggio il mio primo anno scrivendo Newsletter che mando ai miei preziosi lettori e che sono qui, nell’internet di Substack1.
Mi sono iscritta su questa piattaforma molto prima di avere il coraggio di scrivere qualcosa, ho passato mesi interi a leggere e scoprire contenuti interessanti, intelligenti, ben scritti, leggevo solo in inglese e spagnolo, e mi sono trattenuta molto prima di decidermi a scrivere qualcosa, perché ho sempre avuto in testa, e a volume molto alto, quella voce che mi diceva che non ero in grado, che nessuno mi avrebbe mai letta, che a nessuno poteva interessare ciò che ho da dire.
Poi è successo quel 7 Ottobre, e poi l’8, il 9, e la quantità di dolore che vedevo praticamente Live e che mi entrava dentro, aveva bisogno di uscire, in qualche modo. Ed ho deciso di fare l’unica cosa che faccio per curarmi oltre a prendere la Tachipirina ogni tanto, e dunque, ho scritto.
Il 23 Novembre 2023 ho scritto questo pezzo che vi metto qui, se, come probabile, non l’avete letto e vi va di farlo.
Quella prima “mail” non è stata letta da nessuno, perché nessuno ne conosceva l’esistenza, non avevo nemmeno un iscritto, Substack era ancora una piattaforma prevalentemente in lingua inglese, quindi assolutamente nessuno mi avrebbe mai trovata. Ho inviato il link a qualche gruppo di whatsapp, e un po’ di amici e parenti l’hanno letta, dandomi riscontri positivi, ed incoraggiandomi ad andare avanti.
Non smetterò mai di ringraziare ognuna di quelle persone, e non dimenticherò mai le belle parole che ho ricevuto, come non dimenticherò mai le lacrime di commozione che hanno rigato la mia faccia sorridente. Grazie, vi voglio bene.
Poi ho preso una decisione discutibile, ho deciso di importare la mia sottilissima mailing list dal sito di abbigliamento per bambini che avevo appena chiuso, a Substack. Non l’ho fatto a cuor leggero, sentivo di invadere lo spazio di persone che avevano lasciato i loro dati comprando abiti fatti da me per i loro bambini, ed io mi stavo in un certo senso approfittando della loro privacy, arrivando a gamba tesa con una mail in cui senza nemmeno presentarmi parlavo di guerra e di dolore. Ma ne parlavo essendo una madre, ne parlavo ad altre madri, quindi ho deciso di cliccare sul pulsante esporta anche se una scossa elettrica mi stava percorrendo il corpo intero.
Molte di loro si sono disiscritte, e come biasimarle, erano mie clienti di lingua inglese, e sfido chiunque a farsi intasare la mail da una tipa che invece di venderti abitini a fiori ti scrive lunghe lettere, per giunta in italiano… MA, e c’è un bellissimo MA, molte di loro mi hanno risposto, mi hanno dimostrato affetto ed appoggio, e sono ancora qui oggi, parte fondante di questa piccola community che sta crescendo giorno dopo giorno, con mia immensa sorpresa ed infinita gioia.
A questo punto secondo le leggi del Marketing dovrei addentrarmi nei dettagli di come e quanto sono cresciuta su questa piattaforma, e invece io voglio raccontarmi di come e quanto sono cresciuta IO.
Scrivere non è solo una necessità, è anche medicina, è terapia, è il mezzo attraverso cui io illumino il buio che ho dentro, il modo in cui riesco a leggermi, solo quando mi rivedo scritta sulle righe di un quaderno o sullo schermo di un pc. Ho fatto luce su molte delle zone d’ombra che ho dentro, ho individuato una marea di credenze limitanti, e le sto sbriciolando una ad una, giorno dopo giorno. Ho affrontato a brutto muso la sindrome dell’impostore, ho tracciato la linea della mia vita, ne ho datato i traumi, i successi, i talenti e le sconfitte. Scrivere mi ha permesso di leggere, di imparare, di scoprire cose nuove del mondo ma anche di me stessa, e mi ha permesso di esplorare fuori e dentro di me, e se anche oggi qui ci fossero a leggere solo le persone che mi hanno messa al mondo, io in quel mondo ci starei comunque meglio di come ci stavo un anno fa.
Ho scritto di maternità, di amicizia, di famiglia, di tarocchi, di delusioni e di sogni. Ho scoperto che mi appassiona condividere, che amo commuovere più che far ridere, ho scoperto che mi sento bene se riesco a dare voce a persone sconosciute e lontane, che mi leggono e che mi dicono che hanno provato esattamente le cose che ho descritto. Ho capito che la direzione che voglio prendere è questa, ho capito che non è troppo tardi, che forse non lo è mai, finché c’è respiro.
Ogni singolo commento, ricevuto qui o in privato, è stato un nuovo mattoncino che è servito a ricostruire una persona che in quel Novembre del ‘23 si sentiva un po’ persa, senza bussola nella giungla della vita, degli anta, della maternità, di una vita da expat, di una carriera spezzata, ancora una volta. Ho chiuso la mia piccola impresa perché ho capito che non mi piaceva vendere, ho iniziato a scrivere perché è la cosa che più mi piace fare, e sto continuando a farlo anche perché c’è qualcuno a cui piace leggere quello che scrivo.
Questo post non celebra un traguardo, questo post celebra la gratitudine che provo per ognuno di questi 365 giorni passati aprendo Substack quasi ogni giorno, molto più spesso per leggere che per scrivere, perché nonostante io abbia capito che scrivere è qualcosa che voglio continuare a fare finché avrò le dita collegate al cervello, sono ancora lontana dal credere davvero in me stessa e sentirmi in grado di farne un lavoro. Quindi per ora continuerò a scrivere di cose a caso, di quello che mi fa arrabbiare, di quello che mi fa felice, di quello che mi fa pensare e di quello che mi fa piangere. Ma penso sarebbe bello conoscere anche il vostro punto di vista, perché se è vero che qui siamo per lo più mamme (o papà), non è detto che la nostra vita sia fatta solo di pannolini e gestione dei capricci.
Vi lascio qui una sola semplice domanda, vi chiedo di cosa vi piacerebbe che parlassi nelle mie prossime lettere, perché sarebbe bello che questo spazio fosse un dialogo, più che un monologo.
Love,
Valeria
Per chi non sapesse di cosa sto parlando, Substack è una piattaforma di scrittura, attraverso la quale io mando questa mail a chi mi legge nella sua casella di posta. Qui pubblicano le loro Newsletter grandi autori, personaggi noti e giornalisti, ma c’è spazio anche per una miriade di piccoli, piccolissimi scrittori dilettanti come me, che possono comunque dar voce al loro pensiero. Se vuoi, qui puoi scaricare la app ed esplorarne l’immenso e meraviglioso contenuto.
Buon primo anno! 🥰
Buon compleanno alla te scrittrice! 💜