Madrid, 19 Marzo 2015.
Come ogni giorno sono scesa con i cani al parco sotto casa mia, il mio piccolo, delizioso “pisito” in Calle Orense, a Madrid, città in cui vivevo allora, trentenne single, mediamente tormentata ma felice. Mentre camminavo con i cani al guinzaglio, smaniosi di essere liberi di correre, non sapevo che quel giorno stava per cambiarmi la vita: al parco ho incontrato Angela, una mia cara amica e vicina di casa, originaria di Cuenca, una cittadina a circa 1 ora da Madrid, era li con il suo enorme Husky e con suo padre, venuto in città per pranzare con lei e festeggiare il dia del padre.
Che cosa carina, ho pensato. Una cosa che avrebbe fatto sicuramente anche mio padre, se fossi stata ad una distanza percorribile in macchina. Anzi, una cosa che mio padre faceva spesso, quando vivevo a Roma. Veniva a trovarmi il sabato mattina, si faceva 2 ore di macchina a/r per prendere un caffè con me e fare due chiacchiere, un’ora scarsa insieme e poi se ne tornava a casa, che aveva sempre qualcosa da scrivere o qualche lavoro da finire, anche di sabato, lo Stachanovista.
Quell’anno, per l’ennesima volta, non avrei festeggiato con lui la festa del papà, non potevo salire in machina e raggiungerlo, non poteva essere lui se suonava il citofono di casa mia. Quella mattina ho invidiato Angela, guardandola allontanarsi sotto braccio al padre, un’invidia dolce, nostalgica, di qualcosa che solo in quel momento mi resi conto che mi mancava. Non solo la famiglia, non solo papà, mi mancavano le radici, mi mancava quella sensazione di appartenenza che per quanto adorassi Madrid e la vita che facevo, non potevo avere.
È curioso come pochi secondi abbiano cambiato, per l’ennesima volta, il corso della mia vita, come quella sensazione di distanza alla quale ero abituata da più di 10 anni si sia tradotta in un’enorme tristezza, un grande vuoto che ha inghiottito tutto ciò che di bello avevo nella mia vita spagnola, che ancora rimpiango e che pure, in quel momento, non mi sembrava giusto barattare con la possibilità di abbracciare mio padre quando ne avevo voglia. Pochi mesi dopo sono tornata a Roma. Anche se poi me ne sono andata di nuovo, ma questa è un’altra storia.
Sono tornata per le mie radici, si. Per la grande e chiassosa famiglia che mi diverte molto vedere riunita, si. Per gli amici di sempre, si. Ma in fondo, sono tornata per papà, per quegli abbracci, per quei caffè, per il tintinnio delle sue chiavi, per tutte le cose piccole che fanno grande la vita. Sono tornata per avere più tempo, per costruire altri ricordi, che sono l’unica vera ricchezza che abbiamo. Non è il posto, è la compagnia.
Grazie papà, per avermi insegnato ad allacciarmi le scarpe, per avermi aiutato con il greco, per avermi lasciato sempre libera, per essere stato il molo a cui attraccare, il trampolino per saltare in alto e su cui rimbalzare ad ogni caduta. Grazie a tutti i papà Boomer come te, che hanno fatto di tutto per dare ai propri figli quello che loro non hanno avuto, quelli che erano giovani nel ‘68 e adulti negli anni ‘80, quelli che con tutti i loro “SI” ci hanno, amorevolmente, rovinato la vita.
Adesso che sono un genitore ti vedo con altri occhi, capisco il significato di quelle frasi che mi hai ripetuto all’infinito, apprezzo l’enorme pazienza che hai avuto, vedo con chiarezza e tenerezza gli errori che hai fatto, in questa cosa che né lauree né specializzazioni insegnano a nessuno, crescere i figli. È impossibile ripagare un genitore per tutto quello che ha fatto, adesso lo so bene, l’unico modo che abbiamo è renderlo orgoglioso, io ci provo e continuerò a provarci, anche se non sempre con successo, e se i miei figli mi guarderanno come io guardo te, e se avranno la stessa voglia di rendermi orgogliosa, allora avrò fatto bene il mio lavoro.
Nemmeno quest’anno possiamo pranzare insieme, ma lo faremo presto, e chissà, magari, domani vedrò per strada una figlia col suo papà e mi verrà voglia, di nuovo, di tornare.
Ti voglio bene papà, buon dia del padre.
Love,
Valeria
Mi hai commosso, grande!!!❤️❤️❤️
Valeria, che bello questo viaggio tra i tuoi ricordi. È vero che ci sono sempre tante motivazioni e sfumature dietro una scelta importante come un trasferimento, ed è altrettanto vero che è una la forza che ci porta davvero a compiere quel passo. Una sensazione, un ricordo, una persona. Sai, anche per me è stato il mio papà.