Questa di oggi non è la solita newsletter, è più un sogno ad occhi aperti, e sono quasi certa che non sia un sogno solo mio, ma di molti. Tutti abbiamo perso un pezzetto di cuore, quando i nostri nonni ci hanno lasciati.
…Il tavolo in legno grezzo è cosparso di farina, nel mezzo la classica montagna scavata al centro, quella che mi piaceva tanto fare da bambina, mia nonna Maria rompe le uova una ad una dentro la bocca di quel vulcano bianco. Non so come sia possibile ritrovarmi di fronte a mia nonna in carne e ossa, morbida, sorridente e bonaria come un tempo, con il grembiule di ordinanza, intenta a schiacciare le uova con le mani. Sono pietrificata, sono incredula. Poi sento quella parola: “Gioia” e non ho bisogno di girarmi per capire chi è che la pronuncia, per capire che è nonna Nela che mi chiama. Non lo posso controllare, una lacrima mi riga la guancia e mi scoppia il cuore di felicita all’idea di averle li, entrambe, per davvero.
Deglutisco le lacrime e mi lancio in un abbraccio che vorrei non avesse mai fine, affondo nella morbidezza delle mie nonne, respiro il loro profumo, registro le loro voci. Io sono sopraffatta, eppure non c’è nostalgia nei loro occhi, loro sono sempre state qui, con me. Nonna Maria si scioglie goffamente dall’abbraccio senza poter usare le mani, già inzaccherate di farina e uova, e ricomincia ad impastare, sorride; nonna Nela mi accarezza i capelli, mi guarda per un istante lunghissimo, poi si alza per preparare il caffè.
Io sono ipnotizzata e solo quando faccio per sedermi vedo nonna Concetta seduta all’altro capo del tavolo, che lavora a maglia. La mamma di mia nonna, quella signora dalla corteccia dura e dalle rughe profonde che quando ero molto piccola mi raccontava storie di scimmie e di gusci di noce con un marcato accento siciliano, gli occhi azzurri spesso nascosti dietro occhiali scuri, come i suoi abiti perennemente a lutto. Ho pochi ricordi di questa donna dall’apparenza severa, eppure quando la guardo mi sorride e mi chiede se quel maglioncino che sta sferruzzando andrà bene alla "picciridda".
A mia figlia.
Qualcosa non quadra, è assurdo ma lo vedo con i miei occhi e non solo con quelli, sono in cucina, con le mie nonne, e l’odore del caffè che sale è reale come il calore del loro petto al quale mi sono stretta solo pochi attimi fa. Si chiamano signora, tra loro, una impasta, una sferruzza, l’altra versa il caffè nelle tazzine, e intanto chiacchierano come se niente fosse e si scambiano opinioni sulle dosi della pasta fresca, “farina quanta ne prende”, “la domenica ne facevo sempre 12 uova” ed io mi sento come Alice nel paese delle meraviglie, mi guardo intorno e prego che questo momento assurdo duri il più possibile.
Visto che avere le mie nonne intorno ad un tavolo come se gli ultimi 30 anni non fossero mai passati non era abbastanza surreale, ecco che una voce che proviene dal corridoio mi fa venire la pelle d’oca, la voce di mia figlia, che racconta a qualcuno che da grande sarà una veterinaria. La porta di vetro smerigliato si spalanca e Mila mi corre incontro, mettendomi in mano un mazzolino di fiori che ha raccolto per me in giardino, con nonna Emma. Ho davanti un’altra bisnonna, mai vista se non in qualche foto e conosciuta solo attraverso racconti.
Non capisco come sia possibile quello che sto vivendo e nemmeno il perché la vita mi stia regalando un privilegio cosi enorme, come se avesse ascoltato le mie ripetute preghiere, poter riabbracciare almeno una volta le mie nonne, far conoscere loro i miei bambini. Mila si siede in braccio a nonna Nela come se fosse un’ abitudine e si mette anche lei ad impastare, copiando quello che fa nonna Maria.
Sono sopraffatta, lo ammetto, ma non posso sprecare questa occasione perdendo tempo ad osservarle con gli occhi pieni di lacrime o a farmi domande di cui in fondo non mi interessa la risposta. Sono qui ora, in carne e ossa, non so perché ne quanto durerà ma lo voglio respirare a pieni polmoni questo odore di famiglia e di passato. E cosi inizia uno dei momenti più belli della mia vita, quello in cui mi ritrovo a chiacchierare con il mio passato remoto e con la sua infinita saggezza.
Dal momento in cui sono diventata madre mi sono sempre chiesta come diavolo avessero fatto le mie nonne a sopravvivere a figli fatti in multipli di due, senza lavatrice, lavastoviglie e aspirapolvere, senza internet, senza spesa a domicilio, senza telefono, senza google, e senza psicologa. Faccio questa domanda e in risposta ottengo sguardi languidi di tenerezza e di rassegnazione, occhi liquidi attraversati da ricordi di vita semplice e autentica, di duro lavoro in casa e fuori, di fatica, di solitudine e di dedizione. “Bella di nonna, non avevamo scelta” mi hanno detto tutte, “Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, ma lo abbiamo fatto con amore, con la speranza che chi sarebbe arrivato dopo, la scelta l’avrebbe avuta, e cosi è stato”
Ecco che iniziano a raccontare della loro gioventù, una bisnonna racconta della vita semplice vissuta tra casa, chiesa e agrumeto in quel piccolo paesino della Sicilia che era poco più di un paio di strade ed una spiaggia. L’altra racconta di anni passati a spennare polli per mantenere i sei figli piccoli mentre suo marito partigiano era al confino, incarcerato dai fascisti.
È bello osservare mia figlia, una bambina di sei anni, circondata da tutte le sue nonne, da tutte le mie nonne, che ascolta incantata queste storie degne di un libro di favole tristi. Io parlo poco, sto cercando di immagazzinare tutti i dati possibili, ogni odore, ogni inflessione della voce, ogni risata, ogni singola, preziosa parola.
Stendiamo la sfoglia col mattarello e parliamo, per la prima volta, da mamme. Mi raccontano dei loro dolorosi parti in casa, dei rischi, dei bambini persi, dei corredini fatti a mano, dello svezzamento al tempo di guerra, quando allattare era una necessità, perché più bocche al seno, meno bocche a tavola. Non mi ero mai resa conto di quanto dure fossero state quelle vite, non avevo mai pensato che le mie nonne potessero essere state qualcos’altro prima di avere rughe e capelli bianchi. Mi raccontano di feste da ballo, fidanzamenti, tradimenti, di reputazione, di guerra, di emigrazione, di fame, di lettere dal fronte, di obblighi, di paure, di attese, di lutti e di coraggio. I miei occhi sono ormai liquidi di lacrime, ed evidentemente parlano più delle parole.



"Gioia mia, vieni qui" nonna Nela mi chiama a sé, mi accarezza i capelli e mi prende le mani nelle sue. "Smettila subito, non ci pensare nemmeno di valere meno di noi! Non credere mai di averci deluse, o di non essere abbastanza, noi abbiamo avuto il mondo che ci spettava, e tu hai il tuo, le difficoltà sono diverse ma nessuna epoca è facile: noi non avevamo le comodità che avete voi oggi, ma non eravamo mai sole, e non ci sentivamo giudicate per il nostro aspetto o per come crescevamo i figli. Metterli al mondo era il nostro unico compito e farli sopravvivere l'unico traguardo, pensa a quante cose hai fatto tu nella tua vita, a quante volte ti sei sentita orgogliosa di te stessa, a quanto posti hai visto, quante cose hai imparato. Quell'orgoglio è anche il nostro, i tuoi traguardi sono i nostri, i tuoi occhi, sono i nostri. E noi, noi tutte, siamo orgogliose di te, noi che siamo qui adesso e tutte le altre nonne meravigliose di cui non hai nemmeno sentito parlare, siamo con te, siamo in te, e siamo dalla tua parte, sempre. Non lo sai, non lo puoi sapere, ma anche se pensi il contrario, stai facendo un ottimo lavoro, hai curato tante delle nostre ferite, hai esaudito tanti dei nostri sogni, hai asciugato tante delle nostre lacrime passate. E sei una mamma migliore di quello che pensi, sei la mamma migliore tra tutte noi. Non sei sola, non lo sarai mai."
Non ho scelta, non posso far altro che accoccolarmi su di lei, stretta nel suo abbraccio. Chiudo gli occhi, sento il suo amore, il suo calore, il suo profumo, assaporo le mie lacrime salate, voglio rimanere cosi per sempre, in quella cucina, in quell'abbraccio, l'unico posto in cui io mi sia mai sentita a casa…
Con amore immenso, per tutti i miei nonni.
Valeria
Siamo un cibo che ha come ingredienti anche le nostre nonne :)
Sei stata bravissima, ho sognato con te!sei una mamma meravigliosa