Natale e Minimalismo
Tentativi di una madre di sopravvivere al Natale senza morire nell'intento.
Il motivo principale per cui io, da giovane, volevo dei figli, era per riappacificarmi col Natale, poi li ho avuti ed ho dovuto affrontare la realtà, e cioè che se sei il Grinch, è difficile trasformarti in un elfo.
Io mi impegno molto e faccio i miei compiti diligentemente: decoro la casa, riempio l’albero di lucine e palline colorate, sveglio ogni mattina i bambini con la playlist Happy Christmas, l’elfo della tradizione anglosassone arriva puntuale a casa mia il 1 dicembre e dà ai bambini consigli, messaggi positivi e piccoli compiti da svolgere ogni giorno fino a Natale. In perfetto stile “Piccole Donne” cerco in ogni modo di spingerli a guardare oltre il loro naso e ad aiutare, come possono, le persone meno fortunate.
Ora, accade che questa mia inclinazione verso l’aiuto ai meno fortunati e la repulsione per la nostra società consumistica in questo periodo dell’anno si facciano più acute, probabilmente perché sono sopraffatta da tanta ostentazione di opulenza, e perché trovo rivoltante la corsa ai regali e questo cercare in ogni angolo del web l’idea giusta, soprattutto in un momento storico in cui mentre milioni di persone vivono di stenti, noi occidentali stentiamo a desiderare qualcosa. Abbiamo tutto. Abbiamo abbondantemente più del necessario, e raramente desideriamo qualcosa per più di qualche giorno o settimana, perché poi, semplicemente, la compriamo.
In questo quadro di insieme ecco che a noi mamme, se siamo fortunate, viene spesso fatta la fatidica domanda: “Che regalo ai bambini?” Ora, io vorrei tanto poter rispondere “Una settimana dalla zia d’America, con te” o per lo meno “Nulla che poi debba essere io a rimettere in ordine”, ma purtroppo devo mantenere la calma e le buone maniere e quindi con gentilezza cerco un modo per spiegare ad amici e parenti che non so cosa rispondere, perché “purtroppo” i miei bambini hanno tutto. Il che non è tecnicamente vero, grazie al cielo ci sono un’infinità di cose che non hanno, ma posso affermare, e non senza un velo di tristezza, che i miei figli non desiderano praticamente nulla.
E questo mi fa riflettere, molto.
Non so cosa abbiano scritto i vostri figli nelle letterine da mandare a Babbo Natale, i miei hanno 4 e 6 anni e credono ancora fermamente che lui esista e che gli si possa chiedere qualsiasi cosa, ma avendo vietato loro di inserire esseri viventi nelle loro richieste, i miei bambini hanno stilato, a fatica, una lista di 4 cose ciascuno, tra cui una palla gialla, un orologio e un dinosauro, e non avete idea di quanto vorrei, davvero, potergli far avere solo queste 4 cose; ma non posso, perché a quanto pare nella nostra società puoi fare dei tuoi figli quello che ti pare, puoi vestirli come dei mini adulti tamarri, puoi farli diventare dei piccoli tiktokers, puoi farli rimbecillire per ore davanti alla tv e mangiare cibo spazzatura, ma non puoi decidere come gestire la magia del loro Natale.
No, non puoi, perché se dici ai parenti che i bambini desiderano solo quelle 4 cose in croce e non hanno bisogno della 35esima Barbie o della 48esima macchinina e che invece che comprare altri giocattoli inutili potrebbero dargli dei soldi da mettere nel salvadanaio o fare una donazione a Save the children a loro nome, ti guardano esterrefatti dicendo che “il Natale è dei bambini”, e che la loro felicità sta nello scartare i regali, che, sia bene inteso, devono essere giocattoli.
Se poi cerchi di organizzarti in modo che per lo meno i regali appaiano tutti sotto l’albero la notte di Natale, perché è li che sta tutta la magia, ti dicono che però loro CI TENGONO a dargli il regalino. Ma fatemi capire, ci tenete a cosa, con esattezza? A farvi dire grazie? A far vedere ai bambini che il regalo, quello che non hanno chiesto e di cui non hanno bisogno, glielo avete comprato proprio voi invece che Babbo Natale? Pensate di ottenere la loro riconoscenza o volete solo il gusto di fargli capire che sta storia del signore in rosso è tutta una farsa? Io vado al manicomio, davvero. E purtroppo combatto contro mulini a vento. Combatto contro il consumismo.
Ora, bypassando il concetto della magia del Natale, che io non ho vissuto e che porca miseria, ci terrei a mantenere viva per i miei bambini finché possibile, e credo che sarebbe anche un mio sacrosanto diritto, ma vabbè… Chiudendo poi un occhio sul problema del non sapere più dove stipare le decine e decine di giochi che i miei figli hanno accumulato in meno di 6 anni, ci sono moltissimi altri interrogativi che mi pongo, come madre e come responsabile della loro educazione, nei confronti del denaro, della salvaguardia del pianeta, nei confronti dello spreco, della tendenza ad accumulare, ma anche, e soprattutto, del problema della dipendenza.
Negli ultimi mesi mi è capitato di leggere ed informarmi sul minimalismo, e sull’impatto che l’accumulo ha su noi adulti ma sopratutto sullo sviluppo dei più piccoli. Ho scoperto che la mia generazione, e cioè quella dei bambini degli anni ’80, è stata la prima generazione ad avere una quantità di giocattoli mai sperimentata prima ed è stata anche la prima ad essere fortemente vittima di dipendenze. L’accumulare cose, dai giocattoli all’abbigliamento, al cibo, ai gadget, ne fa perdere di vista il valore e soprattutto impedisce al bambino di confrontarsi con la sensazione di mancanza e di privazione, sentimenti che fanno parte della vita e che dovremmo allenarci a gestire fin da piccoli. Ma ai piccoli stiamo dando tutto tranne che quello di cui in realtà avrebbero bisogno, i limiti. Hanno troppe cose, troppe scelte, troppo poco tempo libero, quasi impossibile annoiarsi, e senza noia non si pensa, e non si cresce.
La sensazione di poter avere tutto è deviante: se hai tutto non ti soffermi su nulla, i bambini giocano con l’ultimo acquisto per qualche minuto, e poi passano ad altro, molto spesso a Netflix o peggio a YouTube, che si basano sullo stesso concetto: non c’è fine. Dopo un video ne arriva un’altro, dopo una puntata ce n’è subito un’altra, da vedere e rivedere come e quando vuoi, senza dover aspettare, senza dover desiderare che arrivi l’indomani per vedere cosa succede dopo. Ma che ne sanno loro, non hanno mai visto il pallone lanciato da Holly che rimaneva in aria per 3 puntate prima di raggiungere la porta presidiata da Benji… Loro non sono abituati alla scarsità, non sanno aspettare, e questo si riflette in tantissimi comportamenti del quotidiano: quando hanno un’esigenza pretendono che sia soddisfatta immediatamente, quando chiamano mamma si aspettano che lasci qualsiasi cosa per correre da loro e dargli quello che vogliono.
I bambini oggi hanno problemi di ansia, hanno problemi di attenzione, hanno problemi relazionali. Se gli insegniamo che basta chiedere per ottenere qualsiasi cosa, che anzi a volte non devono neanche chiedere perché tanto tutto piove dal cielo, saranno automaticamente portati a pensare che non c’è limite ai loro desideri, che sono loro a decidere cosa come e quando, e non saranno adulti in grado di processare il no, in grado di accettare il rifiuto, che invece fa parte della vita, quella vita per cui noi dovremmo prepararli e che invece stiamo contribuendo ad incasinare.
I nostri bambini pieni di giocattoli saranno presto adolescenti che avranno bisogno di 10 paia di sneakers invece che due, probabilmente perché noi genitori, vittime a nostra volta degli stessi meccanismi, ne abbiamo almeno 8… ed ecco che i vecchi armadi, che sono stati sufficienti per generazioni, diventano obsoleti e lasciano il posto ad enormi cabine armadio, ormai ci servono stanze intere per stipare abiti scarpe ed oggetti che praticamente collezioniamo, siamo diventati tutti followers di gente che ci fa vedere come sfoggia ogni giorno un outfit diverso, normalizzando lo shopping compulsivo.
Black Friday, cyber monday, saldi, pre saldi, offerte, compra compra compra. Non sei nessuno se non hai queste scarpe, se non ti spalmi questa crema. Non sei nessuno se tuo figlio non ha tutta la collezione di Paw Patrol o la villa megagalattica di Barbie. Dio santo che fatica. Mi viene l’ansia solo a scriverlo e una gran voglia di spegnere il pc, prendere una busta nera misura gigante e continuare la mia battaglia contro tutto ciò che non è indispensabile, partendo dal mio armadio per finire con l’ultimo sportello della cucina.
Lo so, ho deviato pericolosamente dal Natale al minimalismo, ma sono temi che si intrecciano e c’è qualcosa che inizia a bruciacchiarmi dentro e che voglio esplorare più a fondo. Non mi azzardo ad oltrepassare confini che non mi competono, ma sono certa che ci sia un collegamento diretto tra consumismo e dipendenza, e tra dipendenza e violenza, che la difficoltà che molti giovani e meno giovani incontrano nelle loro relazioni interpersonali derivi proprio da quella mancanza di allenamento all’accettazione dei limiti di cui è fatta la vita, anche, e soprattutto, nei sentimenti.
Detto questo, amiche mie, non vi dico di buttare via tutti i regali che avete già incartato né di discutere con la suocera o con zia Rosetta perché hanno comprato troppo o ci tengono tantissimo a rompere l’incanto della leggenda di Babbo Natale, ma come al solito basta una scintilla ad accendermi e poi parto per tangenti che nemmeno io riesco a controllare pienamente, non per niente questo blog si chiama Overthinker Mama…
Sappiate solo che se anche voi durante l’anno cercate di comprare ai bambini solo lo stretto necessario e sentite uno strano fastidio che inizia ad accendersi quando si accendono le luci di Natale nelle vetrine dei negozi e che si affievolisce lentamente solo con la fine dei saldi, bene, non siete sole e sarò felice di condividere con voi almeno un altro paio di letterine in cui, strada facendo, vi racconto cosa altro ho imparato sul minimalismo e come sto cercando di barcamenarmi tra la necessità di tenere con me solo il necessario, e la vita ai tempi del se non possiedi non esisti.
Resistete. Resistiamo.
Love you
Valeria