In principio fu Gwyneth.
Ovvero la donna che ci ha fatto desiderare di essere qualcun'altra ancora prima che ci fossero i social a farlo.
Se negli anni 90 eri abbastanza grande da sfogliare le riviste di moda o quelle per adolescenti, non puoi essere sfuggita all’allure di Gwyneth Paltrow, icona di stile indiscussa di quell’epoca.
In lei tutto era perfetto. Era magrissima, biondissima, bravissima, bellissima, ricchissima, elegantissima. Era fidanzata con l’attore più ambito di Hollywood, ritirava un Oscar avvolta in un semplicissimo e impeccabile abito in taffeta’ rosa all’eta di 27 anni. Tutte volevamo essere Gwyneth. E qualche anno dopo tutte abbiamo guardato con un misto tra adorazione e invidia le foto scattate a lei e Chris Martin quando, appena usciti dallo studio del ginecologo, guardavano trasognanti le immagini appena stampate dell’ecografia della loro prima figlia.
Non so se per voi sia stato lo stesso, ma per me quello è stato il momento in cui mi è sembrato chiarissimo che tutto ciò che volevo nella vita era in quella foto. Volevo solo tenere in mano un’ecografia ed avere accanto un ragazzo che mi guardasse cosi come Chris guardava Gwyneth mentre lei osservava felice quell’immagine sfocata in bianco e nero.
Non c’erano i social, all’epoca, e ne saremmo state al riparo per almeno un’altra decina d’anni, ma quelle immagini fecero il giro dei tabloid di tutto il mondo, e non sono io la prima a vederci il seme di quello che oggi è il nostro pane quotidiano: l’immagine romantica e romanzata della vita di coppia e della maternità.
L’immagine di Gwyneth e Chris che escono dalla clinica con Apple appena nata tra le braccia, potrebbe essere una moderna versione di una Natività. Beach waves finto spettinate, gote rosate ed un sorriso appagato, lei raggiante guarda lui, che tiene in braccio la neonata, il braccialetto dell’ospedale ancora alla caviglia, rannicchiata tra le braccia del papà come se l’avesse sistemata li Ann Geddes in persona.
L’amore, la felicità e la perfezione sono racchiusi in un metro quadrato, anzi nei pochi cm della foto che vediamo, e ci rimandano un messaggio inconfondibile: questa è la felicità che tutti possiamo avere, è questo che devi desiderare, ed è cosi che ti sentirai, quando anche tu avrai tra le braccia il tuo neonato e accanto avrai suo padre. Non puoi pensare di diventare un’attrice famosa, non puoi sperare di vincere un Oscar, o di essere una miliardaria stilosa, ma puoi essere una madre, anzi, desideralo più di ogni altra cosa perché guarda, nemmeno Gwyneth è mai stata cosi felice, ed è proprio quell’essere madre che ti renderà completa.
Ecco. Questa è una delle pietre miliari della moderna narrazione della perfezione della maternità, e della mamma perfetta. Si certo, tutto è iniziato con Maria Madre di Dio, ma nel nuovo millennio, le foto rubate di Gwyneth & co. con i loro bimbi eleganti e cool che riempivano i giornali di gossip hanno spianato la strada alle moderne mamme influencer e agli outfit coordinati.
E poi fu Instagram.
Il bombardamento di Instagram e dell’Aestethic a tutti i costi, e dopo le celebrities siamo state travolte da questa ondata di ragazze qualsiasi che hanno usato i social come se fossero il loro palcoscenico, il palcoscenico di una normalità che normale non era, perché sempre ritoccata, falsificata, sceneggiata. Filtri, preset, app per farti più bella, più magra, più liscia. Instagram ha invaso tutti i campi, ha dato spazio a tutti per raccontare la loro falsa verità, ma una delle più pericolose derive che ha preso è stata quella delle mamme influencer.
Sono belle, quasi sempre bionde, spessissimo i loro capelli sono la replica perfetta delle beach waves di Gwyneth, sono stilose, hanno case ben arredate, ordinate e luminose, bambini puliti e pettinati, sanno quale sia la migliore crema per il viso, il miglior pannolino da usare, il miglior libro da leggere ai bambini, e ovviamente, sanno tutto. Hanno provato tutto, danno consigli su tutto.
Amano i loro figli, loro. Se li godono, loro. Fanno il gender reveal, loro.
Mentre tu cerchi di sopravvivere tra le bollette, la spesa e la retta della scuola di danza, o di tennis, loro ti fanno vedere quante belle cose sono appena arrivate dal loro ultimo shopping online. Mentre tu per il compleanno dei bambini ordini una torta a tema, apri due pacchi di patatine e spalmi un po’ di Nutella sui panini al latte, loro chiamano la party planner, riempiono la casa e il giardino di palloncini in colori pastello, hanno entertainers vestiti da Unicorni e le bottigliette di succo di frutta con l’etichetta personalizzata. Mentre loro fanno crafting con i bambini, cucinano piatti prelibati e leggono favole, tu in realtà vorresti mettere il silenziatore ai tuoi di bambini, almeno per qualche minuto, ti senti uno schifo e pensi che per essere una brava madre, per far felici i tuoi figli, dovresti essere come loro.
C’è una intera bibliografia sul tema, l’ho scoperto da poco, quando ho iniziato ad investigare in rete per capire se fossi la sola a vedere quello che vedevo, a provare quel senso di fallimento totale e di inadeguatezza continua, ogni volta che aprivo i social, e anche dopo averli chiusi.
Ci hanno imposto per secoli questa realtà a senso unico, e quando hanno avuto difficoltà ad imporla con le vecchie maniere “forti”, ce l’hanno venduta attraverso le pagine dei giornali e lo scrolling infinito sui social. Il messaggio è sempre lo stesso, però: se vuoi avere un posto nella società, devi essere madre. Se vuoi essere felice, devi essere madre.
Se li goda signora… questi sono gli anni più belli…
Spacchettare questo concetto analizzandolo a fondo è complicato da fare e non si può fare in poche righe, ma sono certa che troverò ragazze e donne con le quali confrontarmi, e se posso essere di aiuto anche ad una sola persona, tutto questo battere sulla tastiera non sarà stato inutile.
Non sono la sola a sentirmi terribilmente fuori posto anche dentro casa mia, terribilmente sbagliata quando avrei voglia di chiudermi in bagno e piangere perché sono stanca e ho bisogno di silenzio, terribilmente in colpa quando mi scopro a desiderare che i miei bambini crescano in fretta per uscire dal tunnel dei pannolini, dei nasi gocciolanti, delle sveglie ripetute in piena notte, dei capricci.
Insieme a milioni di mamme felici ed appagate, calme, tranquille e sorridenti, (che detto tra noi, non sono certa esistiate ma nel dubbio, tutta la mia stima e la mia sana invidia), sono comunque certa che ci sia qualche altro esemplare di madre disagio, sono sicura di non essere sola in questo slalom tra i sensi di colpa che è la maternità. Se ti senti come me, siamo già in due, vieni qui che facciamo due chiacchiere, prendiamo un caffè, o magari un vino, e se vuoi, ti abbraccio, perché non sei poi cosi sbagliata, e soprattutto, non sei sola.
Love,
Valeria
Ciao! Se se nuova da queste parti io sono Valeria, mamma expat a disagio, amante della scrittura e vittima di FOMO, spacciatrice di dubbi e alla ricerca cronica di risposte. Stufissima dei social e troppo vecchia per piacergli, ho deciso di ricominciare da zero qui, dove spero vorrai restare anche tu.
Se ti è piaciuto quello che hai letto e ti è venuto in mente qualcuno a cui potrebbe interessare, sarei molto felice se volessi condividere questo post.