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Ciao sono Valeria, ho 44 anni e ho un problema con TikTok.
Che appena mi illudo di aver superato, si ripresenta con questa dinamica: io sto bella tranquilla nella mia vita più o meno social free, poi un giorno mi viene in mente che mi serve qualcosa… non so, diciamo un fondotinta, o una crema, o qualsiasi altra cosa. A quel punto, essendo io una malata di recensioni & co. cado nella trappola: apro TikTok. Vedo qualche video di quello che mi interessa e poi è già troppo tardi, vengo inghiottita dal vortice, video dopo video, quel demonio di algoritmo riesce ad intrappolarmi per ore, a volte per giorni, perché quei video brevi mi immergono in una specie di TikTok ipnosi per cui non riesco a smettere di guardare, perché tutte quelle immagini belle, pulite ed ordinate mi danno piacere, ed anche a distanza di ore, appena mi ritrovo con del tempo “libero” (leggi in bagno), torno li, a quella piccola icona nera che mi chiama nonostante io l’abbia nascosta in una cartella dentro un’altra cartella dentro un’altra cartella del telefono.
Parti da una tipa che si prova un fondotinta e ne vedi altre 10, poi arriva quella che sistema la sua collezione di basi per il trucco in modo ordinato e maniacale, mi soffermo leggermente di più su questo video ed eccone altri 20 su organizzazione del make up, e poi del frigorifero. E cosi via, per ore, dal divano me ne vado a letto, e invece di aprire quel bel libro che ho sul comodino, continuo a guardare video corti, tagliati con un ritmo serrato, in cui ogni gesto normale viene tagliato via, in cui non vedo persone, vedo solo mani che toccano oggetti, che li sistemano in modo ordinato e perfetto.
Questo filone di Restock si è declinato in decine di diversi tipi di contenuti, molti dei quali fanno voli davvero pindarici per rientrare nel trend, ho visto un video (sto mentendo, molti più di uno), il cui “gancio” era: facciamo il ghiaccio per Halloween. Ora: innanzitutto partiamo col dire che questa tizia ha un cassetto pieno di stampi di silicone, e a quanto ho capito, due interi freezer dedicati al ghiaccio, che dai, su, ma chi, CHI, nella realtà, ha tanto spazio in casa e nella vita da dedicare al ghiaccio? Alla fragola, alla menta, alla mandorla, al cocco, zuccherati, colorati, fluorescenti, con frutta, ricoperti di cioccolato! Chi ha il tempo e soprattutto la necessità di fare il ghiaccio a forma di teschio o di pipistrello?




Nessuno, a parte le creators, e sono moltissime, che grazie a questi contenuti, guadagnano. Questa tipa non ha un cassetto del ghiaccio perché è figa, ma perché è il suo lavoro, perché più ci fa pensare che quella è la vita che vale la pena vivere, più ci induce a comprare quegli stampini di silicone a forma di zucca e più soldi lei guadagna. E occhio, va benissimo, e ripeto: io vengo facilissimamente attratta da questi video, ma è importante capire che sono contenuti estetici, che non sono nemmeno lontanamente reali.
Il “kit” in questione per fare e decorare tutti i diversi tipi di ghiaccio visti nel video costa circa 400$.
Ripeto: 400 Dollari per fare del ghiaccio carino, so cute.
Tutto è sempre comprabile, per tutto c’è un link diretto alla loro pagina Amazon, che ogni volta che verrà cliccato per acquistare, porterà una percentuale alla creator. Non c’e nulla di male nel concetto dei link affiliati, io li uso spesso quando un creator segnala un prodotto (libro/rossetto/panno da cucina, poco importa) che mi interessa, che mi serve. Sono felice di dare una percentuale a quella persona che me lo ha segnalato, che in qualche modo mi ha fatto risparmiare tempo, mi ha facilitato la vita. A me non cambia niente, tolgo solo qualche spicciolo ad Amazon per darlo a qualcuno che mette impegno nel fare ricerca e creare contenuti che io consumo. Non condivido invece, e mi preoccupa, la fame di copiare e di comprare tutto quello che vediamo di estetico sui social, anche quando non è reale, perché questo sistema non sta facendo altro che alimentare il dislivello di classe e aumentare frustrazione e depressione nelle persone più sensibili al tema.
E quello a cui penso io, guardando questi video è: che bello, che ordinato, che piacere per la vista, ma che cosa dannatamente inutile, e soprattutto: non pensavo che anche del semplice ghiaccio potesse farmi sentire così povera e così sciatta, mentre guardo centinaia di cubetti colorati e sistemati in ordine, mentre vedo formaggini incartati nella plastica che entrano perfettamente in una scatola trasparente senza lasciare nemmeno un piccolo spazio vuoto, mentre vedo lattine colorate di bibite che non sapevo nemmeno esistessero, (ovviamente tutte monouso, w lo spreco) stiparsi una accanto all’altra come se fossero in una vending machine invece che in un frigorifero.
Ecco, poi dobbiamo parlare del frigorifero.
Lui, il re della cucina e forse anche della casa, osannato come fosse un Dio dell’Olimpo, rende benissimo questo video qui che vi giuro, mi ha fatto venire voglia di trasferirmi in America (di questi tempi, poi…) SOLO per avere un frigo cosi. Perché che razza di sfigata sono io, che ho un frigorifero ad una sola porta, di soli miseri 60 cm, tra l’altro incasinato e pieno di avanzi, quando su TikTok TUTTI hanno un frigo ENORME, da poter riempire con scatole trasparenti ed immacolate piene di ogni ben di Dio, sistemate per colore, meglio che in un Supermarket di TriBeCa. E non solo vedi questo frigo vuoto e pulitissimo che si riempie fotogramma dopo fotogramma, tu VUOI quel frigo pieno, vuoi la tua spesa sistemata per colore, vuoi quell’ordine, quella pulizia, ed hai l’illusione che per avere quella vita basti cliccare su un link. E comprare.




Quindi noi stiamo li a sbavare per case limpide e fresche che vorremmo fossero le nostre, perché l’equazione casa ordinata = vita ordinata è quasi spontanea, e non vediamo il disastro che probabilmente c’è dietro la camera che filma, non vediamo le luci, i cavi, il disordine nascosto come la polvere sotto il tappeto, non vediamo il lavoro che è stato fatto per quel video, l’idea, lo storyboard, la pianificazione di tutte le scene da girare, i tagli, il montaggio, il ritmo. E soprattutto non vediamo il loro vero frigo, quello in cui ci sono gli avanzi, le verdure mezze appassite, il tegame con dentro il sugo da scaldare per cena.
Tutto questo teatrino è creato ad arte da una persona che trae un guadagno, e lo trovo legittimo, dalla nostra mancanza di criticità, dal fatto che chi guarda quel video ne resta ipnotizzato e vuole quella vita, vuole quel frigo, e quindi clicca sul link e compra tutti gli ingredienti di un’esistenza perfetta che crede di raggiungere mettendo le mele, o i succhi di frutta, in una scatola trasparente.
Lo ammetto, ho una personalità abbastanza prona alle ossessioni, non sono bravissima ad essere disciplinata e sono molto poco dura con me stessa, quindi sono probabilmente il soggetto perfetto per questo social che di social ha molto poco, diciamo le cose come stanno, TikTok ed i Reels sono il modo attuale di fare pubblicità e punto. Lo so, ne sono consapevole, io, ma penso tanto, tantissimo, a chi guarda questa roba senza esserlo.
Oltre al fridge restock un altro guilty pleasure che mi concedo ogni tanto e che mi ipnotizza fino a farmi dormire, è la pulizia dei tappeti. Anche qui, non vedo facce, non vedo persone, solo piedi inguainati in stivali di gomma, un pavimento di linoleum bianco e lucidissimo, un tappeto lercio, tanta acqua e tanta schiuma, coadiuvate da un paio di macchinari magici che riportano quel tappeto da avanzo di discarica a splendido splendente. E ovviamente si, anche io vorrei che i miei tappeti sembrassero sempre nuovi e perfetti, io vorrei quei macchinari, e per quanto ridicola io possa sembrare, ammetto di averli anche cercati online, cosi come un paio di volte mi sono scoperta a pensare che mi piacerebbe non poco passare la giornata pulendo tappeti e camminando nella schiuma, persa nei miei pensieri, nei miei podcast, nei miei audiolibri.
Non so perché mi incastro in questi video, forse per la pulizia, la texture della schiuma, il rumore rilassante dell’acqua, vedere lo sporco che viene lavato via, una metafora della possibilità di ripulirsi, di ringiovanire, di poter sempre e comunque tornare a nuova vita, con i prodotti giusti. Se ci riesce un tappeto, a tornare indietro nel tempo e a darsi un’altra chance, ci posso riuscire anche io, no?


Ciò che consumiamo online ha un enorme impatto su ciò che poi consumiamo nel mondo reale. Sempre più studi stanno indagando il rapporto che abbiamo con i social media e l’impatto che stanno avendo sulle nostre vite ed io ne sono felice, perché la trovo una parte interessantissima della nostra società e del suo nuovo funzionamento, e ogni giorno ho più voglia di immergermi in questi studi, di analizzarli, di capirli, e soprattutto di condividerli con tutte le persone che non hanno il tempo di fare lo stesso, ma che hanno bisogno e voglia di sapere.
Il succo di tutto questo soliloquio, quello che voglio dire a voce alta a me stessa ma anche a te che mi leggi, è che puoi e devi sentirti bene nella tua vita anche se non hai un cassetto per il ghiaccio. Sembra banale, ma in un mondo in cui alcune persone sono arrivate al suicidio, spinte dal confronto sempre perdente con la realtà apparente dei social, è importantissimo ricordare che questo tipo di video, anche se piacevoli, non devono in alcun modo farci sentire in difetto perché non abbiamo il tempo, i soldi o lo spazio per ricreare nella nostra vita quella situazione che è solo pubblicità. Tutto ha il solo scopo di farci cliccare sul link e comprare quei prodotti, che comunque, una volta arrivati a casa nostra, non cambieranno la nostra vita: noi saremo le stesse persone, anche con un frigo ordinato, solo con meno soldi in tasca e più frustrazione.
Guardateli, se vi fa stare bene, ma guardateli di sfuggita, guardateli con occhio critico, sapendo che sono solo pubblicità, sono rappresentazioni irreali di una realtà solo aspirazionale, esattamente come la famiglia del Mulino Bianco.
Aspetto con ansia i vostri commenti, sono curiosa di conoscere il vostro punto di vista, e soprattutto di sapere se sono la sola ad avere questo guilty pelasure dei video aesthetic. Poi di quanto tempo passo a guardare video di gente che vive in Antartide o in un Camper, parliamo un’altra volta, se vi va.
Love,
Valeria.